Messina-Lodigiani dell'8/04/2001
Dopo tre settimane finalmente si riparte!
Destinazione: Messina.
Ovviamente per la quarta ed ultima trasferta siciliana siamo di
nuovo sul collaudatissimo treno dell'una e un quarto in partenza da Roma
Ostiense. Per ora siamo in tre essendoci state delle defezioni proprio
all'ultimo momento. I giri nelle varie bettole alla ricerca di Massimone sono
stati vani: se lo incontri per caso e gli chiedi se viene a Messina che si parte
tra mezzora , lui viene! Ma non si trova… Er Cerveteri ce farà spera' fino
all'ultimo, ma alla fine non se presenterà.
Essendo arrivati alla stazione un po' in anticipo, ne
approfittiamo per purgare qualche innocente, per offendere dei passanti a caso,
per vandalizzare quello che incontriamo e che colpisce la nostra frenetica
fantasia… Telefoniamo pure a Picchio per convincerlo a partire, forse ha
addirittura provato a raggiungerci, chissà. Saliamo sul treno e, essendo
OVVIAMENTE sprovvisti di titolo di viaggio, ci riproponiamo di starcene buoni
buoni fino a Messina e di cercare di attirare su di noi meno attenzioni possibili
(Nocera docet!).
Ovviamente i nostri buoni propositi non durano nemmeno il tempo
di salire sul treno: l'istinto di vandalizzare lo scompartimento è troppo forte
e, col treno ancora in stazione, iniziano a volare dal finestrino brandelli di
sedili e oggetti vari. Ci guadagniamo subito il richiamo di un controllore,
rispondiamo con una sonora strombazzata che squassa il quartiere Ostiense nel
cuore della notte. A parte qualche screzio con altri passeggeri, il viaggio
procede tranquillo, anche se probabilmente molti non avranno chiuso occhio a
causa nostra.
Giungiamo a Messina in mattinata, fieri di non aver sborsato un
centesimo e abbiamo alcune ore per prendere atto dello squallore del posto e per
insultare la fauna locale. Veniamo riconosciuti da alcuni ragazzi del Catania
giunti a Messina per "accogliere" la tifoseria Avellinese, e scambiamo
due chiacchiere con loro; poi torniamo alla stazione per unirci al resto degli
Ultrà giunti da Roma con un altro treno per motivi tecnici . Ora il nostro
contingente consta di ben 6 unità. Sempre nei pressi della stazione marittima,
ci imbattiamo in un amichevole randez-vous tra Messinesi e Avellinesi diretti a
Catania. Ci infiltriamo abilmente tra le due gemellate e riusciamo a scroccare
fanzine e materiale vario, nonché un utilissimo passaggio allo stadio.
Tra un cannolo siciliano e una chiacchierata col sevizio
d'ordine, si avvicina l'ora del match e per i soliti "motivi di ordine
pubblico" veniamo introdotti all'interno dell' impianto dove dovremo
aspettare ancora un po'. Arriva il pullman della Lodigiani e veniamo salutati
affettuosamente dai giocatori e da Don Silvano, che si intrattiene a scambiare
qualche battuta con noi. Ovviamente è necessario dare fondo a tutte le nostre
riserve di rompicazzumaggine per farci aprire il settore ospiti, dato che anche
qui, siamo la tifoseria meno attesa del girone.
Accediamo al nostro settore direttamente dal campo (ci
fermiamo pure a farci qualche foto sbracati sul prato) e la biglietteria non ci
vedrà mai. Meglio così: altri soldi risparmiati! Il Celeste è praticamente
pieno: il pubblico è calorosissimo e dalle due curve partono grandi cori e
battimani. All'ingresso delle squadre in campo, torciata di rito e abbozzo di
coreografia simil-argentina della nord con coriandoli ecc. La Lodigiani sembra
aver ritrovato forma e affiatamento e lo si vede da subito: la quotata
formazione siciliana, pur partendo in attacco, teme visibilmente il contropiede
bianco-rosso. Il pubblico sogna l'aggancio in vetta con il Palermo e sostiene la
squadra peloritana con un ottimo tifo. La curva nord per la verità, è composta
perlopiù da vecchi e bambini, e non ostante gli sforzi dei
"fedelissimi", il gruppo principale, il cui enorme striscione
campeggia tra i più vari "ultrà camaro" e "bruciati" non
riescie ad eguagliare il calore dalla sud, in cui si trovano i gruppi storici
affiancati anche qui da pseudo gruppuscoli dagli striscioni recanti le diciture
più variegate. Noi dal canto nostro, impossibilitati a tifare dato il divario
numerico, non stiamo certo con le mani in mano, ma ci prodighiamo affinché i
panchinari giallo-rossi conservino un indelebile ricordo di "quei bravi
ragazzi della Lodigiani"! Il Messina spinge, ma la difesa Romana chiude
tutti i varchi e il primo tempo finisce sullo zero a zero. Nella ripresa stessa
musica: il Messina che gioca e la Lodigiani che si difende tentando le
ripartenze con i lanci di Vigiani per Lucidi e Manca. Il 5 a 2 col Catania
evidentemente è ancora fresco, e in più occasioni la squadra si dimostra
pericolosa. Al 10' ecco il goal di Godeas su perfetta punizione di Bellotti:
esplode il Celeste! Ma questa volta la Lodigiani non ci stà e parte
l'offensiva. Ovviamente è il bomber Lucidi a condurre le danze in avanti
portandosi a spasso mezza difesa e, approfittando di un rallentamento nel ritmo
degli avversari, mette più volte in pericolo i giallo rossi. Al 23' Manca, che
per l'età conta certo più sulla sua maturata esperienza che non sui suoi
polmoni, si procura con astuzia un preziosissimo rigore. Farris batte e sigla il
pareggio! Ancora increduli per il 4° rigore concesso alla Lodigiani in quattro
partite consecutive ci abbracciamo ed esultiamo, mentre tutta la squadra corre
sotto il nostro settore! Per la restante mezz'ora la difesa capitolina fa buona
guardia e la Lodi porta a casa il punto.
Purtroppo come al solito non abbiamo neanche il tempo di
goderci appieno la conquista del preziosissimo pareggio, visto che per i soliti
motivi di ordine pubblico dobbiamo lasciare lo stadio immediatamente o dopo che
sono usciti tutti gli altri e dovendo prendere il traghetto alle 18:30 decidiamo
a malincuore di lasciare il Celeste e di precipitarci alla stazione marittima.
Nel tragitto in autobus non manchiamo di farci riconoscere,
giunti alla stazione decidiamo nuovamente di dividerci perché Mimmo, Davide e
Mirco non hanno la nostra fretta non dovendo andare a lavoro lunedì e
preferiscono risparmiarsi l'ammazzata. Di nuovo in tre, quindi, sperimentiamo
una nuova tecnica di clandestinità: dopo aver scavalcato alcune recinzioni ci
acquattiamo vicino al binario per poi lanciarci all'inseguimento del treno in
corsa ed infine raggiungerlo riuscendo a salire al volo sotto gli occhi
stupefatti di alcuni passeggeri.
Una volta che il treno è sulla nave, optiamo per una
passeggiata sul ponte, ma anche qui la nostra mentalità ultrà Lodigiani si
scontra con la mentalità siciliana e il T.d.M. ingaggia un feroce duello con
dei non meglio identificati personaggi che mal sopportano il nostro
comportamento a bordo. Purgati i bigotti siculi, usciamo veloci giù dal ferry
sotto gli sguardi severi, ma impotenti del personale di bordo. Attraversiamo la
proprietà ferroviaria e andiamo a depredare una pizzeria locale.
Torniamo in stazione giusto in tempo per risalire su un treno
diretto a Firenze, ma che, secondo i nostri calcoli, ci permetterà di
raggiungere il treno per Roma partito già da un'ora. L'arrivo di un controllore
ci coglie alquanto impreparati, ma da veri professionisti, senza dare alcun
segno di cedimento e senza tradire le nostre origini romane, accusiamo il colpo,
ma riusciamo incredibilmente a convincere lo zio che siamo appena saliti e che
dobbiamo scendere alla prossima fermata. Il biglietto è, ovviamente, irrisorio,
ma il solo fatto di essere stati sconfitti nel nostro intento di raggiungere
Roma a costo zero ci innervosice alquanto e così, come i precedenti, anche
questo treno, pur senza volerlo, viene abbondantemente danneggiato, tanto che,
giunti a Salerno, siamo letteralmente costretti a fuggire. Uno zio riesce a
placcare il tocco e lo invita a seguirlo da carabinieri che nel frattempo stanno
già arrivando nella nostra direzione, sollecitati dall'altro controllore.
L'accusa: aver cacato & pisciato nei corridoi del treno e negli
scompartimenti (!). Per fortuna il Tocco, da buon verme, riesce a sgusciare
senza troppi problemi e quindi ce ne corriamo fuori dalla stazione. Ci fermiamo
per abbandonare a malincuore le tendine e altro materiale sottratto dal treno,
poiché potrebbe provare la nostra colpevolezza. Ora siamo puliti.
Girovaghiamo per un po' per il lungomare, ma alle 4 di mattina
Salerno non è poi così accogliente. Assistiamo ad una violentissima lite tra
un rumeno e alcune mignotte sue compaesane, decidiamo quindi che è il caso di
iniziare a preoccuparci del modo di tornare a Roma. Tornati in stazione, ci
acquattiamo vicino ai binari, arriva il nostro treno e giusto un attimo prima
che parta sgusciamo fuori dal nostro nascondiglio e lo abbordiamo appena in
tempo. Scampati a carabinieri controllori e polizia ferroviaria crediamo la
nostra odissea ormai terminata e invece ecco giungere la terribile figura di uno
zio. Ci diamo nuovamente alla fuga ben decisi a non sborsare altri soldi.
Verremo a turno scoperti nei cessi dei vari vagoni in cui ci eravamo nascosti.
Stefano, da buon verme, finge fino alla fine di stare là per pisciare e, quando
lo zio gli apre la porta con la chiave, si incazza pure! Il bello è che il
verme recita così bene che lo zio chiede scusa e se ne va senza dirgli più
niente. Io, da vero signore, mi rifiuto di passare per clandestino e mi invento
che sono diretto a Caserta per motivi di lavoro (un romano che si fa Salerno -
Caserta alle 4 di mattina? Ma che cazzo di lavoro è? Giusto un controllore se
la poteva bere). Pago qualche spiccio e mi vado a sistemare in uno
scompartimento. Il tocco naturalmente non lo fa nemmeno parlare: gli dice che
deve andare a Roma, che il biglietto non ce l'ha e che manco lo vuole fare
perché non c'ha una lira. Sconcertato da tanto schifo, lo zio non gli fa
nemmeno la multa e se ne va disgustato.
Giungiamo quindi a Roma Tiburtina dove ci aspetta lo zingarone,
sapientemente posteggiato qui la sera prima, proprio nell'eventualità che la
stazione d'arrivo fosse stata questa e non Ostiense. Che altro dire? Come ben sa
anche "l'accoltellato"… SEMO ITI !
Francesco-Ultrà Lodigiani