Battaglia delle arance: racconto di Vocione

Appuntamento alle ore 22 alla stazione Termini (binario 1), attendiamo Lorenzo per circa 20 minuti (e come ti sbagli), facciamo quindi spesa di rullino e macchina fotografica. Partiamo alle 23 e dopo aver offeso Lorenzo per averci intossicato col borotalco, arriviamo tranquillamente a Genova, salvo sfasciare la plafoniera per spegnere la luce e riposarsi un po. Arrivati in coincidenza per Torino, dove troviamo il sosia del Magara (Mazzone), e dopo aver pesantemente offeso ed invitato ad andare a lavorare i tanti schiavi dell'avvocato Agnelli (FIAT docet), arriviamo nel capoluogo sabaudo dove aspettiamo ansiosi il treno che ci porterà finalmente a destinazione. Saliamo sul treno e dopo un breve tragitto si arriva ad Ivrea. Facciamo subito la foto alla stazione, poi chiediamo cortesemente al proprietario di un bar di tenerci i bagagli e di poterci cambiare lì.  Lorenzo e Diego rimangono in abiti decenti, ma il brutto deve ancora arrivare: Stefano sembra un pompiere ed io un carrozziere. Posiamo i bagagli ed incominciamo a girare il paese (secondo tutti noi molto bello). Dopo esserci fatti spiegare come nasce la storia di questa battaglia da un gentilissimo signore, incontriamo due persone addette  alla festa che ci spiegano come iscriverci e ci invitano a presentarci in piazza per le 14; iniziamo a cercare lo stadio e lo troviamo quasi subito. Stranamente l'impianto è aperto e noi ne approfittiamo subito (e ce credo), entriamo e incominciamo a giocare a pallone, non prima però che Diego prenda la sfera, scavalchi un'inferriata e per poco non ci lasci una mano. Dopo un po siamo invitati ad andarcene dal custode dove, con squisita gentilezza, ci dice di lasciare il campo ( A Roma sarebbero partiti ricchi bestemmioni). Ce ne andiamo non prima di esserci fatti una foto all'interno dello stadio con tanto di striscione. Ricominciamo a girare il paese e mentre Diego si ferma in una pizza a taglio a rifocillarsi, io e Stefano incrociamo una bancarella dove compriamo dei cappelli che sembrano dei fez (solo dopo capiremo la loro importanza); a questo punto entra in ballo Cuzziol, , un corrispondente che vuole conoscerci che vuole vederci e spiegarci la storia del luogo. Arriviamo all'ora di pranzo e il nostro amico ci consiglia un ristorante dove mangiamo e beviamo veramente di gusto, a parte Diego che rifiuta di pranzare in quanto sazio della pizza già mangiata prima. Dopo aver conosciuto il proprietario del locale, che è anche il presidente dell'Ivrea Calcio, ci facciamo portare il conto dal T1000 (che sarebbe il cameriere, ma assomiglia in modo impressionante all'antagonista di Schwarzenegger su Terminator 2). E qui inizia uno scontro verbale da parte mia e di Stefano contro Lorenzo che rivendica il fatto di averci rimesso mezzo Euro (accattone). Chiudiamo la diatriba e dopo aver salutato il nostro amico d'Ivrea ci avviamo verso la piazza dove battaglieremo insieme alla nostra squadra: gli Arduini. Prima di tutto ci fanno versare una quota libera per essere iscritti a tutti gli effetti, poi finalmente ci  buttiamo nella mischia, dove capiamo una volta per tutte a cosa servono i cappelli che abbiamo; in pratica sono usati per due scopi: 1)Per chi non partecipa alla battaglia ma nel caso si trovi immischiato nella contesa, indossando il copricapo, non verrà colpito dagli agrumi; 2) Per usarlo tipo sacco e riempirlo  di arance senza doversi sempre mettere a cercarle per terra o prenderle nelle cassette.  Dopo aver dato e preso varie"aranciate"addosso, lo speaker dj della piazza dove combattiamo noi (che è anche l'unica con la musica) ci avvisa che sta per arrivare il carro dei diavoli (in pratica i nemici di sempre degli Scorpioni d'Arduino, nell'ambito calcistico equivalente ad un derby) e ci invita a scagliarci con tutta la violenza verso i nostri rivali. Dopo un po di tempo arriva una pausa sacrosanta che serve per sciacquarsi la faccia, conoscere meglio i personaggi della tua squadra e gustare i vari tipi di vino offerti tra cui il famoso "vin brulé". Prima di ricominciare il capo del nostro team ci dice che ci porterà a combattere proprio sotto i carri, da notare le nostre facce miste a sbigottimento e curiosità. Si riprende e ci tuffiamo sotto ai carri dove dobbiamo dire che è veramente molto più fico che lanciare da lontano. Il cambio di marcia si nota subito: io mi prendo un'aranciata in bocca, dove mi provoco un piccolo taglio al labbro, Stefano viene colpito su uno zigomo, ma come due guerrieri veri decidiamo di non farci refertare, ma bisogna dire che anche chi sta sopra al carro verrà ripagato con la stessa moneta. Da notare che la piazza è completamente arancione, e camminarci e rimanere in equilibrio è veramente molto arduo; a turno ci facciamo delle foto mentre battagliamo; poi ci si tira arance tra di noi (nota caratteristica che si fa tra la propria squadra tirandosi arance in testa per goliardia). Purtroppo si deve andar via per non perdere il treno ma prima ci regalano delle toppe e dei gagliardetti, che da piovre quali siamo ci prendiamo subito senza tanti complimenti. Mentre ci perdiamo Diego, io, Stefano e Lorenzo ci avviamo verso la stazione, non prima che quest'ultimo si allunghi sulle arance con un volo spettacolare, fra le risate generali dei tanti passanti. A metà strada ci facciamo fare una foto con striscione aperto sulla via del corso d'Ivrea , poi, una volta giunti alla stazione, completamente arancioni, entriamo nel bar e prendiamo i nostri bagagli, con la faccia schifata del proprietario dell'esercizio. Andiamo a lavarci nei bagni della stazione (veramente un letamaio) dove troviamo anche Diego, che si limita a darsi una botta veloce per levarsi il grosso da dosso. Attendiamo il treno con qualche screzio tra me e Lorenzo che non mi rivoleva dare dei soldi prestati (Elio Toaff è un principiante al confronto); dopo aver chiarito tutto e aver ripreso quello che mi spettava, saliamo sul treno dove dopo un po arriva lo zio (controllore) che con toni un po troppo da superiore ci ha fatto fare un biglietto in 4, ma si dimostra anche onesto. Si arriva a Torino dove facciamo i biglietti (Chilometrico fino ad Alessandria), a parte Lorenzo che tenta di viaggiare a scrocco e si chiude in bagno. Lo zio arriva immediatamente e si dimostra subito intransigente visto che io mi ero dimenticato di vidimare il biglietto; invece di scrivermelo lui a penna (come fanno tutti) mi fa pagare una sovrattassa di 5 Euro (figlio di troia), non ascoltando le mie scuse. Poi pizzica Lorenzo al bagno e altrettanto impassibile gli prende documenti e lo multa. Arrivati dopo Alessandria crediamo che per 3 fermate non ripassi, ma le nostre speranze vengono subito vanificate visto che come un orologio svizzero si ripresenta immediatamente, dicendo che ci avrebbe multato. A questo punto gli promettiamo che scenderemo alla prossima (Novi Ligure). Il verme, appena giunti nel paese di Erika e Omar, si ripresenta per "scortarci" fino a quando il treno non riparte; appena la vettura si sta muovendo lui risale e ci scruta per vedere se noi riproviamo a salire, ma decidiamo di attendere il prossimo treno (un'ora di attesa) mentra lo zio si prende una marea di insulti e di cori contro (me pare il minimo). Alla fine, dopo un'ora, prendiamo il treno e saliamo convinti di sfangarla. Ma appena ripartiamo dalla stazione ci apre la porta un altro zio, che però si dimostra molto più gentile e disponibile, facendoci arrivare tranquillamente gratis fino a Genova. Scendiamo nella città della lanterna e imbocchiamo da Spizzico, dove finalmente diamo sfogo alla nostra fame, ingurgitando di tutto e di più. Poi notiamo che la biglietteria è chiusa e quella elettronica  funziona solo con carte di credito, quindi decidiamo di fare i biglietti sul treno. Visto che avevamo due ore d'attesa decidiamo di farci due tiri dentro la stazione , anche se dopo un po gli agenti della polfer ci invitano a desistere. Allora stravolti dalla stanchezza ci sdraiamo come barboni a riposare dentro la stazione, usando le borse come cuscini. Prendiamo il treno e una volta passato il controllore facciamo i biglietti fino a Pisa, arrivando a Roma con lo zio che ripassa a Maccarese ma che viene imbrogliato con la solita rase "Già visto". A Roma Termini siamo per le 7:20 e mentre gli altri due prendono la metro e Diego il treno per Frosinone, io mi accingo a prendere l'autobus che mi porterà a casa, salvo sbagliare linea e prendere altri due bus ( che combina la stanchezza!). A mente fredda, la battaglia, anche se snervante, è stata proprio bella, dimostrando come la nostra amicizia sia molto forte e sentita anche al di fuori del calcio.

Vocione-Ultrà Lodigiani