"Voce in Capitolo"numero 55
Dieci persone che parlano fanno piu’ rumore di 10000 che
stanno in silenzio (Napoleone)
Come un padre
Un doveroso ringraziamento al nostro dirigente Massimo
Cavinato
La Causa Lodigiani , per noi che la viviamo 7 giorni su 7, è
una storia fatta prevalentemente di personaggi insiti all’interno del gruppo,
ma anche di giocatori e dirigenti. E capita spesso che alcuni dirigenti restino
nel cuore di chi segue da sempre la Lodigiani, in particolare per chi segue i
biancorossi in trasferta. Molti dirigenti rimarranno indimenticabili nella
storia del gruppo, in particolare, parlando di vecchia dirigenza, non ci
scorderemo mai di Rinaldo Sagramola e di Gino Giovannelli, dei veri zii per il
nostro piccolo gruppo. Domenica scorsa, a Brindisi, è stata l’ultima partita
di Massimo Cavinato al seguito della nostra squadra. Per coloro che non lo
sapessero, Massimo Cavinato dal 2001 era il dirigente accompagnatore della
nostra squadra, colui che si occupa dell’organizzazione delle trasferte. Beh,
posso dire per esperienza personale (a Massimo devo tantissimo) che, nonostante
egli abbia accompagnato gli anni più brutti della nostra squadra, è sempre
stato un esempio di altruismo, generosità, comprensione, ottimismo, qualità
rare nelle varie dirigenze che caratterizzano il calcio professionistico. Mi
ricordo ancora la prima apparizione, almeno per quanto mi riguarda, di Massimo,
nella trasferta 2001/02, quando tutti noi ci chiedevamo “e mo questo chi cxxxo
è???”, e Cerveteri sempre pronto rispetto a tutti disse “Non vi
preoccupate, l’ho conosciuto, è uno preciso”...sta di fatto che era proprio
così, e con Cavinato in trasferta abbiamo avuto una mano ogni qualvolta ne
avessimo bisogno e non ci ha mai negato nulla se non proprio impossibilitato (Mecozzi
docet). Una figura che avrebbe meritato di rimanere ancora a lungo in panchina
al fianco della squadra, perché in panchina è giusto che ci sia gente che sia
appassionata al proprio lavoro e non persone messe là tanto per
raccomandazione. Non potete immaginare il dispiacere mio e di Cerveteri quando
Cavinato ci ha detto di persona che era alla sua ultima partita, credo che se me
lo avesse detto un Mecozzi e un Di Mauro (per non allungare l’elenco) ci avrei
soltanto goduto o magari avrei accolto la cosa con grande freddezza. Invece
eccoci qua, in una Lodigiani dove tutto cambia anche lui si è allontanato da
questa società, ora ci rimangono soltanto Ceci, Bonucci e Tissi a rappresentare
una Lodigiani che di fatto non c’è più e soprattutto che non tornerà mai
più. Di certo gli Ultrà Lodigiani non scordano chi ci ha sempre dato una mano,
non ci ha mai evitato con scuse più o meno ridicole, e talvolta forse gli
abbiamo rotto le palle anche troppo, ma questa, si sa, è una nostra
caratteristica. Coincidenza incredibile, Massimo ci ha detto, Domenica scorsa,
che per lui siamo diventati come dei figli...la stessa identica frase che ci
disse, durante una trasferta siciliana, Gino Giovannelli, il più grande dei
dirigenti accompagnatori della Lodigiani. Se in ambito Lodigiani anche per
Massimo siamo diventati dei figli, non possiamo negare che anche lui lo sentiamo
come un padre . Per concludere, grazie Massimo, ti ringrazio soprattutto io,
insieme a Cerveteri, e l’intero gruppo degli Ultrà Lodigiani. Sicuri che
abbiamo perso un valoroso dirigente (ma nella vita non si sa mai) e abbiamo
guadagnato un grande tifoso.
Stefano - Ultrà Lodigiani
Un breve punto della situazione
Quello che rimane di questa pagina sarà un punto sulla
situazione esclusivamente del gruppo, visto che per la squadra parla la
copertina della fanzine (alle porte dell’inferno...). L’unica nota positiva
riguarda le trasferte, numericamente siamo migliorati e credo che ci sia un
maggiore entusiasmo nel seguire la Lodigiani anche al di fuori delle mura amiche
nonostante i risultati. Anche in casa si tifa. Ma ora arrivano le note dolenti:
il gruppo non ha una minima organizzazione interna, non si riesce ad organizzare
una riunione, ad avere una linea comune su qualcosa, non si riesce a fare una
serata di volantinaggio per Roma, e anche la fanzine è saltata la scorsa
settimana a causa dei vari ritardatari. A quanto pare le chiacchiere dell’unica
riunione fatta quest’anno tali sono rimaste. Ormai le prediche sono finite, il
gruppo sta andando come sta andando e prima o poi il giocattolo si romperà
irreversibilmente. E intanto stiamo andando incontro a 2 partite decisive...
Stefano - Ultrà Lodigiani
Ultras e filmografia
Anche quelli, ostinati all’inverosimile con il vecchio
stampo, non possono farmi critiche nella scelta di questo film, da mettere nella
filmografia degli ultras; dato che “Arancia Meccanica”, di Stanley Kubrick
è uscito nel 1971. E’ da ormai più di 30 anni che queste film viene visto da
giovani e meno giovani, viene esaltato e disprezzato, ma è innegabile (e questo
bisogna dargli atto) che se un film resta di culto, per così tanto tempo, un
motivo ci sarà. E non essendo un critico cinematografico, cercherò di prendere
in considerazione, solo gli aspetti che mi emozionano di questo film, e l’interpretazione
che nelle numerose visioni (in una settimana, sono riuscito a vederlo 15 volte,
quasi imparando a memoria le scene) gli ho dato. Un interpretazione
assolutamente personale, perché come tutte le cose particolari (come è in
assoluto il film), ognuno dà la sua visione. E poi permettetemelo, dato che
questa è una fanzine in ambito squisitamente ultras, questo film ha plasmato in
modo eccezionale il movimento ultras, non solo italiano, e limitandoci a
evidenziare gli esempi clamorosi, come non citare il gruppo ARANCIA MECCANICA
della Juventus, poi divenuti DRUGHI, oppure il simbolo degli UTC della Sampdoria
è proprio ALEX nella stupenda copertina del film; anche in ambito Lodigiani il
“latte migliorato…(sarà un caso?)” è uscito alla ribalta nella seconda
fanzine di Divisione Ultras, che parlava del film, e un vecchio frequentatore
del gruppo, Lillo, ha tatuato ALEX sul braccio (per non parlare di me, che
assillo Vocione da quasi un anno per farne uno stendardo). Quindi…come detto
questo film, è stato diretto da Kubrick, che prese spunto da un libro (per gli
appassionati, consiglio di leggere il libro, perché a molti inediti che nel
film non ci sono), ambientato in un futuro quasi presente ma indefinito,
racconta la storia di Alex De Large, e di altre tre drughi, di cui lui è il
capo. La prima parte del film, racconta le scorribande della banda dei drughi,
che sprangano un barbone, si scontrano con un banda rivale e irrompono in una
casa, mandando su una sedia a rotelle lo scrittore e padrone di casa, e
stuprando la moglie davanti ai suoi occhi (la donna poi morirà, ma ne parleremo
dopo, dato che il personaggio dello scrittore ricomparirà dopo nel film).
Questa prima parte, tra corse sulla DURANGO 95 e serate al KOROVA MILKBAR (il
bar dove viene servito il “latte migliorato”, cioè latte mischiato con la
droga, che come dice Alex “aiuta l’amato esercizio dell’ultraviolenza”),
è la parte più cruenta e inspiegabile del film, dove la violenza e il cinismo
dei personaggi possono lasciare sbigottiti, oppure esaltare lo spettatore
(indovinate la mia reazione…); ma anche la parte dove si delinea il carattere
del protagonista: amante di Beethoven, è quasi follemente fiero e spavaldo,
cosciente e contento della vita che compie, incurante delle regole, della
famiglia (“Mà divertiti in fabbrica oggi”) e dell’ispettore che lui ha
alle costole. Come detto, Alex è il capo della banda di drughi, ed è proprio
la sua egemonia che scatena nei suoi l’invidia; difatti il protagonista dopo
aver ristabilito la gerarchia nel gruppo, viene messo nel sacco dai suoi, dopo
aver cercato di rapinare una casa, uccide erroneamente la proprietaria e poi
viene arrestato (con la complicità dei traditori). Alex arriva in carcere
sempre con la sua spavalderia, cercando in tutti i modi di uscire da lì, prima
cercando di diventare un bravo cristiano, e poi provando la cura…infatti, il
governo aveva promesso agli elettori di eliminare la violenza, e sperimenta una
cura per curare i delinquenti, e per diminuire l’affluenza nelle carceri
(maledettamente presente). Questa cura, che fa diventare “uomo libero” e non
violento, lo fa uscire dal carcere in 15 giorni, e consiste nel fargli vedere in
modo forzato immagini di violenza, che gli provocano nausea (anche nel sentire
il suo Beethoven). Alex, non sarà più un delinquente, ma adesso è una “tigre
senza zanne”, incapace di reagire a qualunque sopruso, ma è soprattutto una
vittima del massificazione e dei mass-media, che lo usano per dimostrare l’efficacia
della cura. Arriva il momento, della rabbia, quando i genitori di Alex al suo
rientro a casa non lo vogliono perché hanno affittato la sua camera ad un
altro, e alla rabbia si mischia l’odio quando i due drughi di Alex, diventano
poliziotti e per vendicarsi “dei vecchi tempi” lo percuotono e lo vogliono
annegare. Il classico rovescio della medaglia, due nemici del quieto vivere che
diventano i propretori della società…il nostro (mio) eroe stremato arriva per
caso, nella casa dello stupro, dove lo scrittore ormai paralizzato, essendo
oppositore del governo, lo usa sapendo della sua storia; finchè Alex non
comincia a cantare allegramente “I’m singin in the rain” (…me ne rido
delle nuvole così scure laggiù…), cioè la canzone dello stupro, e lo
scrittore cerca di far uccidere Alex. Tutto inutile perché il drugo esce dal
coma, e ritrova tutti a strisciare ai suoi piedi, i genitori, l’ispettore di
polizia, e soprattutto i governanti e i loro servi, che gli chiedono umilmente
perdono…lui li perdona, tornando violento come prima. Questa è in linea di
massima, la trama del film, che molti di voi sicuramente hanno visto, e spero
abbiano apprezzato. Poi c’è un altro del film, quello che riguarda quel
significato personale, che ognuno gli attribuisce: anche in quel futuro “indefinito”
l’unico interesse dei governati non è quello di eliminare la violenza, come
male (…o almeno così dicono) del mondo, il loro unico interesse è di
eliminare i “violenti di turno” per far vivere le tranquille famiglie nelle
città ghetto. A nessuno interesse capire ed esaminare la violenza, trovarne i
motivi e cercare soluzioni efficaci, ai politicanti interessa solo il mero
tornaconto personale, cioè di riprendere le loro manciate dei voti alle
elezioni. E per questo si servono, della loro potenza, dei mezzi informazione, e
dei bracci armati della democrazia…ogni riferimento col presente, è puramente
casuale!
Quirino - Ultrà Lodigiani
L’amicizia che non c’è più
L’amicizia: sentimento tanto decantato e spesso reso
addirittura irritante dall’eccesivo buonismo televisivo o demagogico, ma oltre
ad essere qualcosa di profondo che lega più persone diverse tra loro, nel
contesto Ultrà Lodigiani è il motore che può veramente mandare avanti un
piccolo gruppo come il nostro. Tante volte mi ero proposto di scrivere un
articolo su questo delicato argomento, ma altrettante volte ho rimandato
aspettando l’ispirazione o il momento buono. E forse non è un caso che questa
ispirazione sia venuta la notte prima di un Isernia-Lodigiani poco atteso dal
gruppo tranne che da chi parte, notte in cui l’intenzione più che buona era
andare a dormire presto per svegliarmi alle 7.30, ma quando non si riesce non si
riesce. Riprendendo l’argomento, penso sia impossibile parlare di Ultrà
Lodigiani senza pensare all’amicizia che ha sempre unito i loro membri. Nel
1996, quando la nostra avventura è partita, come tutti (spero) sapete, c’erano
2 gruppi: il mio, composto da me, Ladispoli, Francesco Chicarella, Danilo e
pochi altri disperati, ragazzi che nulla avevano in comune se non la passione
per i colori biancorossi e il movimento ultras, mentre dall’altra parte c’erano
gli Ultras, una autentica comitiva da stadio che girovagava l’Italia al
seguito sia della Roma e della Lazio...ed è proprio la loro amicizia che
rendeva il loro gruppo compatto, mentre gli Official Fans alla fine eravamo
realmente solo io e Ladispoli, non a caso siamo diventati veramente amici grazie
al gruppo e allo striscione che portavamo ovunque. E c’erano anche vari scazzi
tra Ultras ed Official Fans, e credo che la non solo mia paura degli Ultras era
derivante anche dal fatto che se litigavano lo facevano tutti insieme, mentre
gli unici che provavano ad alzare la voce nel gruppo Official Fans eravamo si e
no io e Francesco, con scarsissimi risultati, se non quelli di rendere ancora
più tesi i rapporti tra i nostri gruppi. Poi per una serie di cose il gruppo
Ultras si è disunito, e alla fine tra noi reduci OFL e Ultras si è instaurato
un ottimo rapporto che andava ben al di là dello stadio...gia’ dalla stagione
98/9 si era formato un legame molto saldo tra me, Marcello, Marco (Tdm) e
Danilo( aggiungendo anche Cerveteri, che comunque non ci ha mai abbandonato) ,
un gruppetto di persone che è sopravvissuto anche alla disastrosa stagione
99/2000, che con poche eccezioni ci vedeva ovunque assenti. Beh, credo che se l’amicizia
sviluppata tra di noi al di fuori dello stadio, fatta di scorribande notturne di
qualunque tipo, bevute generali, partitelle del cavolo che andavamo a vedere a
tempo perso ecc. non avesse tenuto, erano finiti sia gli Ultras sia gli OFL,
diventati col tempo un unico gruppo. E non so da quale magia, da quale
ispirazione incredibile, nacque l’idea, nell’estate 2000, di unire le nostre
sigle e unificare il nome in Ultrà Lodigiani 1996, ma da subito io, Danilo,
Marcello e il TdM fummo fomentatissimi, le nostre telefonate e le uscite
divennero addirittura più frequenti. Credo che sia stato il nostro affiatamento
l’ingrediente del successo della stagione 2000/01...un gruppo pieno di
entusiasmo con dei veri trascinatori che si intendevano a meraviglia...quella
stagione vide il ritorno della Vecchia Guardia, Papocchio e Massimone ex ultras
di nuovo con noi e Vocione, ex cazzarone del Flaminio, che diventava mano a mano
sempre più verme come noi, cambiando personalità peggio del dottor Jakyll, ma
per dirne altre anche Federico Barba sugli spalti...e i nuovi che si aggiunsero,
tra cui non posso citare Mimmo, Lillo ed il Segretario, coinvolti in pieno nel
ciclone Ultrà Lodigiani...io penso che pure quei nuovi arrivati quell’anno,
nonostante siano spariti in fretta, avevano sviluppato un vero e proprio
rapporto di amicizia con noi...ed un po, quella magia, si ruppe un po con la
fine di quella stagione, con la contestazione ed anche le prime gravi
incomprensioni tra di noi, ma quel Lodigiani-Atletico Catania dei Play Out
2000/01 lo voglio ricordare come l’apoteosi della Vecchia Guardia schierati in
prima linea, io, il Tdm, Marcello, Danilo, Vocione, Cerveteri, Papocchio,
Massimone, Ladispoli, Federico Barba, tutti là a cantare e a recitare l’ultimo
vero atto di quel fantastico gruppo. E già, la stagione 2001/02 vide succedere
tante cose nel nostro gruppo...la Vecchia Guardia di fatto sciolta,
incomprensioni sempre più continue tra di noi aggiunte alla poca voglia di
fare, e la squadra ultima, la Vecchia Guardia è affondata come il Titanic,
segno che prima o poi deve finire tutto...si dice che quando la nave affonda
tutti scappano, ma c’è chi, con molto onore e sacrificio, è rimasto sulla
nave e l’ha salvata quando gli altri erano belli lontani sulla scialuppa di
salvataggio...i reduci della stagione 2001/02 della Vecchia Guardia erano di
fatto 3, ovvero io, Vocione e Cerveteri, ma la sorpresa è stata trovare nei
momenti peggiori della Lodigiani, gente che con entusiasmo è ancora presente
(ed attiva) con noi...Lorenzo e Luigi, Zodiaco, Quirino, Giovanni, Alessandro,
ma posso anche citare Lunghezza e Giorgio, loro c’erano e ancora ci sono, pur
tra tanti alti e bassi, ma quello che conta è non mollare. Nel momento peggiore
si è formato un nuovo gruppo compatto, pronto per la stagione 2002/03, di nuovo
un gruppo motivato, affiatato, e soprattutto amico al di fuori dello stadio,
almeno quei pochi che devono mandare avanti il gruppo. Un po come la stagione
2000/01 fu, la 2002/03 ci ha visti, pur in piccolo, un gruppo unito negli
intenti e nella volontà. Ma, mi sono accorto, che piano piano anche tra di noi
il discorso amicizia sta svanendo, il mio non è un campanello d’allarme ma
una constatazione, amaramente fatta anche ad alcuni di voi che leggete. Siamo
sempre meno amici e pensiamo sempre di più ai cavoli nostri, sempre più presi
da quello che è il male d’oggi. Non c’è un colpevole, oppure il colpevole
è da trovare in tutti noi. L’unica consolazione è che se comunque la vita
dividerà gli Ultrà Lodigiani, ogni Ultrà Lodigiani avrà uno splendido
ricordo, credo, o comunque spero, del tempo passato insieme. Non solo allo
stadio, ma anche al di fuori...perché le uscite notturne a volantinare, a
chiacchierare, a bere, a fare screzi ai comuni mortali, i pomeriggi in giro o al
telefono a discutere di movimento ultras, le partitelle inutili andate a vedere
a tempo perso, le gite ad Empoli o Siena o Perugia, gli scroccaggi in giro per
lo stivale, le battaglie delle arance, i ritiri in Trentino, il PdN, le nostre
storie raccontate per cento e mille volte, gli Stadi Tour, le notti a scrivere
sui muri, beh, tutte queste cose non si potranno cancellare. E mi dispiace
vedere tutto questo che si dissolve, ma almeno i ricordi non ce li toglie
nessuno, e, anche se sempre di meno, godiamoci i bei momenti che questo gruppo
può ancora regalarci. Per ora comunque, e qui concludo, il gruppo va più
avanti per la passione verso la Lodigiani ed il movimento ultras che per vera
amicizia. Speriamo che basti.
Stefano - Ultrà Lodigiani
Sottoculture, come conoscerle e come capirle
Capitolo 2:Laurel Aitken
Questa settimana non parlerò di una sottocultura ma in un
certo senso introduco quella che sarà il prossimo movimento, il modernismo.Ho
pernsato che non si può parlare di modernismo senza prima conoscere bene chi ha
contribuito in maniera incesiva alla nascita di questo movimento e cioè Laurel
Aitken,il padre dello SKA. BIOGRAFIA Lorenzo Antonio "Laurel" Aitken
nasce a Cuba nel 1927. Nella migliore tradizione blues pare che egli non conosca
la sua precisa data di nascita. Di estrazione cuba-giamaicana Laurel si
trasferisce nel ’38 al seguito dei suoi cinque fratelli e sorelle nella terra
d’origine del padre: la Giamaica. Poco più di due anni dopo, agli inizi degli
anni ’40, il giovanissimo Laurel si mantiene cantando Calypso per i turisti
che approdano nel porto di Kingston. A soli 15 anni, insieme ad altri compagni
di viaggio nel mondo della musica, come Owen Gray, Jackye Edwards e Clancy
Eccles vince per varie settimane il Vere John’s Opportunity Hour, all’epoca
una manifestazione che, un poco come San Remo, fungeva come rampa di lancio per
i giovani artisti. Ciò fa diventare Aitken uno dei più popolari intrattenitori
nei club dell’isola. Oltre ad alcuni Calypso, tra le prime incisioni in tipico
stile jamaican-RnB noto più popolarmente come Shuffle o Boogie, c’è "Boogie
Rock" indicato come primo disco di produzione giamaicana che sia entrato
nella classifica dell’isola e nella storia dell’etichetta discografica
inglese Blue Beat come il primo disco inciso per la stessa nel 1958. L’anno
successivo registra il 45 giri "Little Sheila/Boogie In My Bones" per
l’etichetta Starlite/RnB, prodotto dal futuro boss della Island Records Chris
Blackwell. Tra il ’58 e il ’60 Aitken registra nuovi tasselli della storia
della musica giamaicana per altri neonati produttori: "Bartender",
"Brother David", "Judgement Day", "More Whiskey" e
"Zion". Sulla scia del successo di tali dischi Aitken parte per l’Inghilterra,
dove già poteva godere di un cospicuo pubblico che compra i suoi dischi. È in
Inghilterra che il binomio Blue Beat/Musica Giamaicana diverrà inscindibile in
modo tale che il nome Blue Beat sarà per sempre sinonimo di Ska. Nel 1963
Aitken ritorna in Giamaica, dove registra 12 brani con quella formazione di
session men che diventeranno famosi l’anno successivo come Skatalites.
Indimenticabile "Bad Minded Woman" e "The Saint". Tra il ’64
e il ’66 incide un abbondante numero di singoli per varie etichette i cui nomi
ormai sono "mitici" come la Skabeat, la Rio Records e la Dice. Sempre
in Inghilterra tra il ’67 e il ’68 produce insieme Siggy Jackson, un’istituzione
della musica giamaicana del Regno Unito, alcuni tra i più memorabili dischi
tardo Ska-Rocksteady mai registrati negli UK. In questo periodo Aitken produce,
scrive canzoni e brani strumentali per sé e per altri musicisti. In tale
attività quasi sempre coadiuvato dal trombonista Rico Rodriguez, dal
Trombettista Eddie "Tan Tan" Thorton e dalla famosissima session band
inglese The Rudies. Sempre con uno scarto temporale di circa un annetto, il
Reggae approda in Inghilterra e nel 1969 "El Cubano" Aitken si
trasforma in "The High Priest Of Reggae". Questo è il titolo infatti
dell’LP inciso per la Pama Records in cui sono presenti tracce come "Whoppi
King" e "Landlords & Tenants", vere e proprie composizioni di
culto nei club di Brixton. Parecchie registrazioni di Aitken ricevono un vasto
consenso di pubblico e pongono Aitken, con il suo pork pie hat e i suoi occhiali
neri, tra i personaggi di culto dei giovani Skinheads inglesi. "Jessy James",
"Skinhead Train". "Raise & Fall", "Mr
Popcorn", e la divertentissima "Pussy Price" nel cui testo Aitken
si lamenta del crescente prezzo delle delle prostitute, sono composizioni che
stupiscono tuttora per la loro freschezza e per l’originalità di quei "groove"
che contraddistinguono in maniera immediata le produzioni inglesi da quelle
giamaicane.Il momento d’oro di Aitken va appunto dal ’69 al ’72, periodo
quello dei primi anni ’70, in cui cambieranno radicalmente le tematiche del
Reggae, passando da canzoni d’amore o spensierate incitazioni alla danza a
manifesti della religione Rasta. Questo farà si che Aitken cada in una specie
di oblio, e dal 1973, anno in cui registra "Pretty Face", forse uno
dei primi esempi di Ska-pop (se mai esiste questo sottogenere), al ’79 Lorenzo
sembra essere dimenticato. [ma per sapere come stanno le cose secondo Lorenzo in
persona, leggiti l'intervista] Ma si poteva mai dimenticare la sua musica? Sarà
grazie ai vari Skinhead e Mod-revivals che la musica dell’ "High Priest
Of Reggae" si preserverà fino ai giorni nostri, e sulla spinta propulsiva
del successo quasi planetario del fenomeno Two-Tone si assiste ad una
risurrezione artistica di molti interpreti quasi-dimenticati della musica
giamaicana, tra i quali appunto il nostro Lorenzo. Così, nel 1980 – dopo
trent’anni di carriera musicale – Aitken piazza il suo primo disco nella
Top-40 Inglese. Quasi un seguito di "Rudy, A message to You" di Dandy
Livingstone del 1967 "Rudy Got Married" ha un buonissimo successo. La
formula è azzeccata. Da lì, anche se non verrà fuori un LP, Aitken ricomincia
a suonare dal vivo collaborando, registrando e talvolta anche producendo egli
stesso gruppi Ska europei e non. A tutt’oggi l’ormai settantaduenne "Godfather
of Ska", un artista di cui si racconta che si alzi alla mattina e prima di
dare sfogo alle normali funzioni fisiologiche, suoni il pianoforte, non si
stanca di esibirsi sui più disparati palchi del globo, con l’energia di un
adolescente. Laurel Aitken... Il padrino dello Ska intervista Al momento di
incontrare una delle personalità più importanti della scena ska-rocksteady, ci
chiedevamo quante volte il padrino dello Ska avrà risposto alle stesse
identiche domande? Cosa si proverà a trovarsi via via davanti gialli, neri,
bianchi, giovani, meno giovani, skin, punk, mod, sbarbi, meno sbarbi, garbati e
sgarbati, invadenti e timidi che ti porgono le stesse domande da un capo all’altro
del globo? Così Sergio, strettagli quasi commosso la mano, con tutto il
rispetto e la devozione che nascono dall’essere più giovani di lui e suoi
incondizionati estimatori gli molla una pacca sulla schiena e urlando gli salta
in braccio baciandolo…scherziamo, scherziamo…Così strettagli quasi commosso
la mano e fatti i salamelecchi (sinceri) di prassi, la prima cosa che gli
chiediamo è proprio se non si è stancato, ormai alla sua prima metà dei
settanta, di viaggiare e continuamente rispondere a fastidiosi personaggi nel
camerino, séparé o retro locale del momento (in specie…lo sgabuzzino del
Container Music Club a Milano). No, con la compassata tranquillità di un
signore della sua età, Lorenzo Antonio Aitken ci dice semplicemente che è la
sua vita, che è bello che tanti giovani e giovanissimi lo vadano a trovare e
gli chiedano gli autografi. El cubano non ha fretta, ha detto al nostro
presissimo Francis (il gestore del locale) che non farà il soundcheck...gli va
bene quello che farà l’altro ospite di una serata veramente bollente, Dave
Barker. Parlando del più e del meno, Aitken, che nel frattempo approfitta per
ripassarsi un po’ di vocabolario italiano chiedendo il significato di alcune
parole, ci dice che il suo soprannome "Godfather of Ska", glielo
appioppò Gaz Mayall, quello dei Trojans, il figlio del bluesman elettrico John,
e ci racconta che tempo addietro suonava il piano-bar in un ristorante e faceva
un repertorio a base di Latin, cantando anche "Quando Quando" e Gaz
gli diceva di suonare più Ska. Ma lo Ska, lui, El Cubano, non l’ha mai
abbandonato; con grande soddisfazione e un po’ di saccenza, gli diamo man
forte citando qualche suo 45 giri degli anni ’70 che più Ska non si può. In
vena di ricordi, El Cubano, ci racconta di uno splendido concerto, fatto in
Italia un po’ di anni fa, con i Casino Royale, dalle parti di Torino, e
facendo i dovuti collegamenti, gli chiediamo se anche lui è stato raggirato
dalla Unicorn Records. Laurel ci risponde accigliandosi: non è stata recuperata
una lira dalle raccolte dell’89 dalla Unicorn e dall’album di quel tempo
"Ringo The Gringo". El Cubano, che non fuma e non beve, e forse a
questo deve l’aspetto per niente incartapecorito della pelle del volto, come
in realtà immaginavamo fosse, ordina un te caldo con limone, bevanda austera
che si rivelerà essere l’unica cosa che il cantante ispano-giamaicano-inglese
avrà ingerito prima della sua performance. Suo grande estimatore, era il
vecchio Judge Dread, di recente scomparso - da vera rockstar - per un infarto
durante un concerto; El Cubano, parlandone, non si sogna neppure lontanamente di
fare una qualsiasi aria di circostanza e, non chiedeteci perché, ma quasi
ridendo, ci dice che Alex, il giudice, era un suo caro amico, un uomo molto
buono e colto, e che al suo funerale c’era anche un altro amico comune Buster
Bloodvessel (il Fatty dei Bad Manners) che però è arrivato in ritardo e mezzo
ubriaco, mentre di George Marshall, autore di libri culto su Skinheads nonché
la storica fanza "Zoot!", anche lui amico comune, non si è vista
traccia. Degli anni ’60, dello Ska di quel periodo in Inghilterra, il Maestro
Aitken, che a sentirsi chiamare così se la ghigna allegramente farfugliando un
"Yeah! (risatella) Maestro" ha un ricordo, come ancora erroneamente
pensavamo (a dimostrare che spesso si pensano parecchie cazzate), non
entusiasmante: no soldi, no lavoro. Pensiamo che soldi ne avesse pochini
veramente, dato che la maggior parte dei suoi dischi gli hanno fruttato, quando
fruttavano, 40 $ al pezzo, ovvero: presi i soldi, perso il pezzo, che nel
frattempo poteva o diventava una hit. Dei musicisti con cui ha suonato o
registrato negli anni ’60, si ricorda bene di un bravissimo sassofonista
bianco, non nasconde la propria stima per i Rudie di Sonny Binns, con cui ha
collaborato parecchie volte fra il ’67 e il ’70, ed a proposito del suo
materiale registrato con Siggy Jackson proprio in quel periodo, ribadisce un
concetto che ripeterà più volte nel corso del nostro incontro, cioè che soldi
per quei lavori non ne ha mai visti, e che non è affatto difficile imbattersi
in bootleg e falsi di ogni genere, lo si capisce dal fatto che quando Vito War
gli porge un suo 45 giri, El Cubano lo guarda con aria sospettosa, lo controlla
sopra e sotto, e gli chiede dove l’ha preso! Forse è una fissa, ma dato che
sulle spalle di quest’uomo hanno mangiato in parecchi, lo capiamo ed il
controllo del disco che gli viene portato per averci su l’autografo viene
ripetuto per tutte le copertine che non gli risultano familiari. Tra un sorso di
te che non vuole sapere di raffreddarsi, lui quasi immobile sulla sua sedia ci
confessa che nessuno sa quando si ha una hit in mano, come a lui, a cui è
capitato di aver venduto brani per poche lire poi rivelatesi dei numeri uno sia
in Inghilterra che in Giamaica. "Nel periodo Two-Tone ho pensato che dovevo
fare qualcosa…ero il padre dello Ska dopotutto, ho registrato "Rudi Got
Married", e quando sono andato a portarlo alla Arista, addirittura mi hanno
detto che mi aspettavano da tempo…c’era un tipo…mi disse che aveva tutti i
miei dischi, e disse che Rudy doveva essere incisa. La dirigenza della Arista
non ci credeva, ma quando è uscito è stata una hit!". A proposito dei
suoi successi, essendo quasi certi che Aitken avesse subito, verso la metà del
’70, un declino di pubblico, gli chiediamo se è vero che parte dei suoi fan
si fosse allontanata quando il Reggae, ha "preso consapevolezza"
trattando temi religiosi, mistici e politici. Lui è deciso, la risposta è
immediata: "Mai, The Godfather of Ska il suo pubblico non l’ha mai perso,
lui ha il suo pubblico, che lo segue sia che faccia Ragga, Dub o Techno-Ska".
Aitken è, infatti, un artista poliedrico, gli piace tutta la musica e non sì
è mai negato alle nuove tendenze, tant’è vero che nel suo prossimo disco ci
saranno due tracce di Jungle, ci dice con fierezza - alla faccia dei puristi
dello Ska pensiamo noi. Anche la storia del Rastafarianesimo che gli ha portato
via il pubblico è una cazzata per Laurel che, fiero (e noi sappiamo che è
vero) ci ricorda gesticolando parecchio - per non essere un italiano -, di aver
fatto musica Rasta prima degli stessi Rasta: usava il Burru Drumming già nel
1958 nel brano "River Jordan", e poi "Lion of Giuda" e
"Zion City" erano tutte su tematiche Rasta. Lo vediamo positivamente,
tranquillamente fermo nel ribadire un concetto che pare non entrare in testa a
qualcuno, non c’è Prince Buster, non c’è Coxsone, non c’è Ranglin o
Count Ossie che tengano, The High Priest of Reggae ha inciso il primo pezzo Ska,
il primo successo in Giamaica e in Inghilterra, perché lui era sulla scena
prima di qualsiasi altro. E per quello che è il Godfather of Ska. Bluebeat è
diventato sinonimo di Ska perché era l’etichetta inglese che pubblicò il suo
primo lavoro. Ammiriamo questo Godfather che inventa lì per lì due jingle, uno
per il Dj Vito War della mitica Reggae Radio Station, per noi di SkabadiP (un po’
di autocelebrazione non guasta) e Sergio a stento si trattiene dalla commozione,
considerato che, essendo un devoto di questa musica, ha di fronte non uno
qualsiasi ma Laurel Aitken in persona, che sta cantando con quella voce
riconoscibilissima e carica di Blues e Ska per SkabadiP e, in ultima analisi,
anche per lui. Vissuto con estrema contentezza tutto ciò, c’è una persona di
cui vogliamo avere notizie da Laurel, al quale chiediamo che ne è di suo
fratello, il chitarrista, bassista e cantante Bobby Aitken. Ci conferma che è
negli Stati Uniti, che è un predicatore e ha un "problema di qualche
genere", che canta Gospel e con cui Laurel sarebbe intenzionato a
registrare qualcosa. Lo spettacolo sta per incominciare, El Cubano tira fuori da
una cappelliera niente di meno che il suo pork pie hat da concerto, capo di
vestiario che incarna nell’immaginario di tutti quasi uno stile di vita. Degli
amici italiani sono venuti a trovarlo, ma prima di lasciarci ad abbracci e baci,
c’è ancora una cosa di cui Sergio vuole avere testimonianza diretta, è vero
– gli chiede – che quando ti alzi dal letto la prima cosa che fai invece che
andare in bagno è di suonare qualcosa al pianoforte? El Cubano lo guarda
diritto negli occhi mostrandogli un numero ignoto di denti d’ora e d’argento
che illuminano il suo già bianco sorriso, non mostrando la benché minima
sorpresa per la conoscenza da parte nostra di tale pettegolezzo, e gli risponde
con quella sua riconoscibilissima voce: "È vero, è vero, alle volte ne ho
bisogno anche prima di andare a dormire" Forse è anche per questo che El
Cubano non dimostra la sua età. Il suo unico vizio, oltre alla "pussy",
è la musica. E la musica, per questo fantastico signore, è stare sul palco con
un microfono in mano. Anche se non sono un modernista devo personalmente
ringraziare quest'uomo perchè è riuscito a regalare al mondo intero quella
pietra miliare della musica che è lo ska! ps. alcune date e titoli delle
canzoni sono state prese da diverse fonti(un pò di taglia e cuci potete
permettermelo mica so tutto di tutti!)
Giovanni-Ultrà Lodigiani
I titoli sulla Lodigiani nella stagione in corso
VITTORIA-LODIGIANI 1-0 -> “Troppe assenze, Lodigiani ko”
( Il Tempo)
LODIGIANI-GELA 0-0 -> “La Lodigiani non sfonda”
( Il Tempo) - “Lo 0-0 accontenta gli ospiti e un po’ meno i padroni di casa”
(Il Tempo) -“La Lodigiani sbatte contro il muro del Gela e deve accontentarsi
di un un misero 0-0” ( Tuttalac)
CASTELDISANGRO-LODIGIANI 2-2 -> “Lodigiani, un punto d’oro”
( Il Tempo) -“Il team di Fratena sfodera grinta a Castel di Sangro” ( Il
Tempo) -“Un secondo tempo dominato dopo una prima frazione regalata alla
presunzione e all’eccesso di sicurezza” ( Il Tempo) -“Alla Lodigiani il
merito di averci creduto” ( Tuttalac)
LODIGIANI-LATINA 1-0 -> “Lodigiani vola” ( Il Tempo) -“La
Lodigiani ride per un bel successo” ( Il Tempo)
RAGUSA-LODIGIANI 2-1 -> “Delusione Lodigiani” ( Il
Tempo) -“La Lodigiani subisce una rimonta che mortifica la prestazione della
squadra di Morrone” ( Il Tempo)
LODIGIANI-MELFI 1-1 -> “Lodigiani, beffato il Melfi”
(Il Tempo) -“I Romani hanno solo subito le trame offensive degli ospiti” (
Il Tempo)- “Lodigiani imbarazzante” ( Tuttalac)- “Per i Romani un
immeritato 1-1” ( Tuttalac)
RUTIGLIANO-LODIGIANI 1-3 -> “Lodigiani corsara” ( Il
Tempo)- “Vittoria piena la Lodigiani espugna Rutigliano” ( Il Messaggero) -“Un
3 a 1 giusto e meritato” ( Il Messaggero)
LODIGIANI-NOCERINA 1-1 -> “Lodigiani, ci pensa Giannone”
( Il Tempo) -“Sta stretto il punto ai Romani” ( Il Tempo) -“Lodigiani,
spalti vuoti, cercansi supporters” ( Il Messaggero) “
FROSINONE-LODIGIANI 1-0 -> “Lodigiani distratta: passo
falso a Frosinone” ( Il Messaggero) - “La Lodigiani non ha sfigurato” ( Il
Messaggero) -“Lodigiani battuta da una rete realizzata dall’ex di turno” (
Il Tempo)
ISERNIA-LODIGIANI 3-0 -> “La Lodigiani sbaglia tutto: a
Isernia è la débacle” ( Il Messaggero) -“Per la squadra di Morrone non ci
sono attenuanti” ( Il Messaggero)
Per ora la stagione della nostra Lodi è stata un po’
altalenante: in casa evidenzia una difficoltà enorme per vincere, fuori subisce
sempre e rimedia troppe sconfitte. Veramente si sperava in qualcosa di meglio,
e, a parte un po’ di sfortuna, siamo inesperti e Morrone francamente non è
all’altezza. Forse l’unico buon punto è che generalmente siamo una squadra
che lotta e che non molla facilmente…questa Lodigiani deve e può ancora fare
molto!
Pietro-Ultrà Lodigiani
NdR: l’articolo, come si intuisce, è stato scritto in
occasione della scorsa partita interna contro l’Igea Virtus e per questo è
rimasto ad Isernia - Lodigiani
Saliscendi
Stamo fori de capoccia
Rieccoci qui dopo 2 settimane, ma anche 3 in verità, ci si
ritrova a scrivere sulla fanza…beh direte voi ne hai avuto di tempo, chissà
quanto tempo prima ti sarai preparato l'articolo…Maddechè!Fra la ragazza,
l'università e … tutto il resto.Ma in fin dei conti come dimenticare le birre
con Giovanni, sempre programmate, i concerti con il redivivo( sempre lui
Giovanni) e il “giullaresco” ,non ricordo di chi era questa definizione del
nostro inimitabile corista, Quirino,vedi quelli a cui danno buca o quello a
Tivoli,inimitabile per il pogo sfrenato e anche per il resto,innaffiato
purtroppo da birra calda e al sottoscritto pure spinata male poiché inizio del
fusto con tanto di scuse di quello che la spinava, o come dimenticare ,sempre il
trio delle meraviglie, dopo Lodigiani-Latina alle ore 18:00, per festeggiare la
vittoria nell'incontro con i pontini, bel tifo da parte loro in verità si
avventurano nel cuore dei Parioli, eh sì proprio a Piazza Euclide, con stile
,dispiace a dirlo,non propriamente romano, cimentarsi con delle Peroni, da veri
operai, dinanzi a ragazzini griffati dalla testa ai piedi con le loro Ligier che
si accalcavano fuori il Carrots,oppure,un po' più grandi con Z3 e Bmw.Siamo
dunque pronti per appendere il nostro vessillo accanto al C.A.S., sta per
nascere il temuto C.A.F.(CriccAntiFegato)!Ovviamente si scherza, però è questo
lo spirito che ci muove, uno spirito goliardico, lazzarone, guascone ,e perché
no anche inaffidabile(fossimo tutti come Stefano per la serietà magari le cose
andrebbero anche meglio), ma d'altronde è questo lo spirito che ci
contraddistingue sia come romani,sia come branco di pazzi al seguito della
Lodigiani, uno spirito allegro , caciarone ma soprattutto goliardico. Ovviamente
questo non vale solo per le persone sopraccitate ma anche per il resto del
gruppo: come dimenticare i vari Lorenzo, Vocione( i cappelli invece si
potrebbero anche dimenticare),Zodiaco,Alessandro e tutto il resto del gruppo
abbracciati in un goliardico “Che sarà sarà” con la Lodi che beccava in
casa con il Melfi, o i cori dedicati a ….oni, o alla pazzia lancinante di chi
a Ottobre inoltrato si metteva a Petto nudo cercando di dare il buon esempio
,salvo poi ricoprirsi immediatamente a causa delle basse temperature. Mi spiace
solamente non poter raccontare altri episodi riguardanti il gruppo a causa della
mia breve militanza al seguito della Lodi, ma sono sicuro che durante l'anno
avrò occasione di assistere ad altre “performance” degli strani elementi
che frequentano il Flaminio. Chiudi il mio articolo facendo i miei complimenti a
chi segue la Lodi ovunque… e prima o poi rimedierò anche io la squalifica da
8 mesi e allora …
P.S. Un grazie e un saluto al mefistofelico 17 del
Melfi
Stukas - Ultrà Lodigiani
Tifosi ospiti: gli Andriesi
La tifoseria pugliese è una delle nostre vecchie conoscenze
visto che il primo incontro tra noi e loro risale al primo anno degli Ultrà
Lodigiani. Alla guida della tifoseria c’è la Brigata Fidelis, gruppo ormai di
tradizione consolidata e che gestisce un sito ben curato, punto di riferimento
dell’intera curva. I reduci della storica New Blue Generation si ritrovano
nello striscione “Vecchio NBG”, ed anche i Drunks hanno ormai la loro
storia. Le loro presenze qua a Roma non sono mai state esaltanti, così anche lo
scorso anno. Quest’anno anche li vedremo sicuramente presenti qui a Roma e
forse anche in buon numero, se si pensa che la squadra sta finalmente respirando
aria di alta classifica. Di certo più massiccia, per loro, la presenza nelle
trasferte più vicine, come testimonia la foto sotto. Nulla di veramente nuovo
sul lato amicizie/rivalità, più o meno sempre le stesse da svariati anni.
Trasferte flash
26/10/2003 Frosinone: una ventina gli Ultrà della Lodigiani,
tifo molto scadente nel primo tempo, invece più che buono nella ripresa.
Abbastanza costante l’incitamento della curva di casa. 911/2003
Isernia: una dozzina i tifosi presenti della Lodigiani, la
metà del gruppo. Dato il numero tifiamo solo a sprazzi, pur facendoci sentire.
Canta incessantemente la curva di casa, pur in numero esiguo.
23/11/2003 Brindisi: cinque gli Ultrà Lodigiani
presenti, tra cui un pollo da spennare. Al 5° si tolgono gli striscioni in
segno di protesta per l’immediato 2-0 del Brindisi. Più che sufficiente il
tifo dei padroni di casa.
Comunicazioni
- Pur non sapendo se Sabato o Domenica, il prossimo turno
sarà giocato nuovamente in casa. La partita non è come tutte le altre: è un
derby, per giunta molto sentito in quanto decisivo per le sorti della nostra
classifica. E’compito di tutti noi non mancare ed essere in buon numero per
sostenere al meglio la nostra squadra, sono gradite iniziative di ogni tipo.
-Raccomandiamo la massima puntualità per gli articoli della nostra fanzine, il
termine per la prossima è di giovedì sera.
- Al gruppo intero, in particolare a chi ha preso impegni
precisi, è pregata la massima serietà e possibilmente, se non altro, mostrarsi
meno indifferenti nei confronti delle sorti del nostro gruppo ed anche della
squadra. Il messaggio è lanciato verso tutti senza esclusione di nessuno.
Voce in Capitolo, fanzine non sponsorizzata e non a scopo di
lucro e fotocopiata in proprio.
Voce in Capitolo numero 55 Chiusa il 28/11/2003 alle ore
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